I cinque ragazzi di via Porta Dipinta.


 

I cinque ragazzi di via Porta Dipinta.


Salendo da via Porta dipinta, un centinaio di metri dopo il Pozzo Bianco, sulla destra, al numero civico 28, sul lato sinistro del portone esiste una lapide con cinque nomi.

Sono quelli di cinque ragazzi della via travolti anche loro dagli eventi dei terribili anni della guerra, inconsapevoli vittime della loro giovinezza, dal desiderio di essere indipendenti lavorando anche per pochi spiccioli.

Per i cinque ragazzi, inoltre, era ormai prossima la scadenza alla chiamata del servizio militare e il rischio di essere inviati al fronte.

Una scappatoia?

Accedere al bando emesso dalle autorità fasciste e presentarsi agli uffici di reclutamento dell’Organizzazione Todt che si occupava della costruzione e della riparazione di opere ritenute indispensabili e strategiche nello scacchiere bellico del nord Italia.

Il Governo fascista con un atto di clemenza, dopo un primo emanato nel maggio del 1944, prometteva clemenza ai renitenti, minacciati di morte con un altro bando del 18 febbraio 1944.

Le alternative era due:

·       presentarsi al più vicino distretto militare;

·       aderire al reclutamento dell’Organizzazione Todt.

In buona sostanza, pensavano i cinque ragazzi, aderire alla seconda opzione significava evitare il servizio militare per lavorare alla riparazione di ponti, edifici o strutture militari usufruendo, contemporaneamente, dei compensi promessi all’atto del “contratto”.

Ma se queste opere erano di rilevante importanza per i nazifascisti, altrettanto lo erano per gli Alleati che le avevano distrutte con bombardamenti aerei.

E proprio per tale motivo man mano erano riparate le colpivano nuovamente.

E i cinque ragazzi, che sino a pochi giorni prima giocavano a pallone sul campetto vicino casa,  caddero dalla padella, alla brace.

Notte e giorno erano un bersaglio dei cannoneggiamenti terrestri e dai bombardamenti aerei, un inferno che li terrorizzò al punto di tentare l’impossibile: la diserzione e la fuga.

Non durò molto, furono quasi subito arrestati e condannati alla fucilazione, eseguita  a Pesaro il 28 giugno del 1944

Questi sono i nomi dei cinque ragazzi di Via Porta Dipinta 28, ricordati su quella lapide dimenticata e scolorita dal tempo:

Pasotti Ezio, anni 17

Donizetti Alvise,  anni 17

Masnaga  Antonio,  anni 18

Brolis Nicola,  anni 17

Berlendis Angelo,  anni 22

 

Al loro funerale la partecipazione fu unanime nella via, purtroppo furono solo menzionati come “i poveri ragazzi della Todt”

 

Una lapide venne murata nel secondo anniversario della loro fucilazione, il 28 giugno del 1946 accanto al portone, in alto, di via Porta dipinta al numero 28.

 

Non ho mai visto una cerimonia di commemorazione, nessun mazzo o ghirlanda di fiori, nessuno li ricorda o forse solo i parenti, negli anni successivi, li hanno ricordati e seguiti.

Anche sulla loro memoria è caduto il macigno dell’indifferenza.


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